Le 6 regole d’oro per comunicare durante una crisi reputazionale

11 Luglio 2025

Le 6 regole d’oro per comunicare durante una crisi reputazionale

Nessuna azienda è immune da una crisi reputazionale. Può nascere da un errore interno, una polemica online, un’inchiesta giornalistica o anche da un comportamento percepito come incoerente con i valori dichiarati. Qualunque sia l’origine, ciò che conta è come si risponde.

In un contesto di iper-visibilità e social listening costante, la capacità di gestire la comunicazione nei momenti critici è diventata un fattore competitivo decisivo. Non si tratta solo di “uscirne bene”, ma di proteggere la fiducia, il capitale reputazionale più importante.

Ecco sei regole fondamentali per affrontare la comunicazione in caso di crisi reputazionale, basate sull’esperienza di Competence come agenzia specializzata in crisis management per aziende.

1. Non tacere: la velocità è parte della credibilità

Nel mondo digitale, il tempo non lavora per chi aspetta. Restare in silenzio nelle prime ore di una crisi può essere percepito come ammissione di colpa o, peggio, come disinteresse. Anche senza avere ancora una posizione definitiva, è essenziale comunicare che l’azienda è al lavoro per capire, ascoltare e rispondere.

Una risposta tempestiva, anche solo preliminare, riduce l’impatto della disinformazione e mostra attenzione e prontezza.

2. Prendersi la responsabilità (senza alimentare il conflitto)

Assumersi la responsabilità non significa ammettere colpe incondizionate. Vuol dire riconoscere l’esistenza di un problema e la volontà di affrontarlo. Frasi come “Siamo consapevoli del disagio generato” trasmettono un approccio maturo e orientato alla soluzione.

La comunicazione di crisi deve evitare sia il negazionismo sia l’autoflagellazione. Serve equilibrio, empatia e rispetto per le persone coinvolte.

3. Mantenere coerenza tra parole e azioni

Le dichiarazioni pubbliche vanno seguite da fatti. Se si promette una revisione interna o un dialogo con i clienti, bisogna poi renderla concreta. Altrimenti, il rischio è aggravare la crisi con un ulteriore danno alla credibilità.

Una gestione efficace della crisi include un piano d’azione credibile, non solo un post ben scritto.

4. Adattare il tono di voce al contesto

Una crisi non si affronta con lo stesso linguaggio delle campagne promozionali. Il tono deve essere misurato, rispettoso, professionale. Evita l’ironia, l’autoreferenzialità o lo stile pubblicitario.

Sui social media, ogni parola è amplificata. La coerenza tra il tono scelto e la gravità dell’evento è una forma di rispetto e consapevolezza.

5. Parlare con tutti i pubblici: interni ed esterni

I media e i social non sono gli unici interlocutori. Durante una crisi, i dipendenti, i fornitori e i partner devono essere coinvolti in modo chiaro e tempestivo. Se non ricevono informazioni dall’azienda, le cercheranno altrove.

Una crisi mal gestita internamente si trasforma rapidamente in una crisi esterna più profonda. Un piano di comunicazione interno, coordinato con la linea pubblica, è indispensabile.

6. Non improvvisare: affidarsi a un’agenzia di crisis management

La comunicazione in emergenza richiede strategia, metodo e lucidità. Nei momenti di maggiore esposizione mediatica, anche i team comunicazione più esperti possono trovarsi sotto pressione.

Affidarsi a una agenzia di crisis management per aziende, come Competence, significa avere al proprio fianco un partner in grado di:

  • elaborare scenari e piani di crisi personalizzati
  • monitorare h24 media e social media
  • redigere Q&A e messaggi chiave
  • formare il top management per interventi pubblici
  • analizzare la percezione pubblica in tempo reale
  • guidare la fase di uscita e ricostruzione della fiducia

Un approccio integrato, operativo e strategico che tutela la reputazione e rafforza la leadership.

Conclusione

Una crisi reputazionale è una prova di maturità comunicativa e di coerenza valoriale. Le aziende che sanno affrontarla con responsabilità, chiarezza e visione non solo limitano i danni, ma possono rafforzare la propria reputazione nel lungo termine.

Investire in un piano di crisis management, formare i team interni e avere accanto professionisti esperti è oggi una scelta strategica per ogni impresa consapevole del proprio ruolo.

Hai letto il quarto contenuto della nostra rubrica “Crisis Anatomy“. Se ti sei perso il secondo articolo “Social media e crisi: come (non) rispondere nei momenti critici” clicca qui per leggerlo!

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